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Il critico Bernard e il suo “circolo artistico” con Tarantino, Ligabue e Zavattini

Sul pittore e drammaturgo Antonio Tarantino si è soffermato, nel "Corriere dello Spettacolo" (12 marzo 2018), il critico Enrico Bernard. A suo giudizio manca ancora un'interpretazione complessiva dell’opera tarantiniana, poiché sino ad oggi ne sono stati messi a fuoco i contenuti lasciando tuttavia in ombra i cosiddetti collegamenti esterni. Nell’introduzione di Elena De Angeli alla quadrilogia tarantiniana dei Quattro atti profani edita da Einaudi, qualche paragone letterario c’è: “Testori e Pasolini con un accenno a Gadda". Bernard vi aggiunge Dario Fo, ma rileva che tra le numerose attinenze, letterarie e non, è lo stesso Tarantino che, timidamente, in una nota introduttiva dell’opera einaudiana cita espressamente Cesare Zavattini. I nessi, precisa il critico, si possono rintracciare in Totò il buono e I poveri sono matti, ma anche nelle altre opere dello scrittore e cineasta di Luzzara che è, a suo parere, “un diretto anticipatore, padre spirituale, ispiratore di Tarantino”. Questi, peraltro, cita Zavattini perché è lo scopritore di un suo “collega”, il pittore Antonio Ligabue, al quale l’autore luzzarese ha dedicato un poema drammatico in versi. Ecco dunque che si compie e conclude il circolo dello scrittore (Zavattini, anch’egli pittore), che scopre il pittore Ligabue, e di un altro pittore, ma come lo stesso “Za” artista poliedrico (Tarantino), che gli rende omaggio, citandolo, perché ha assorbito i contenuti drammatici ed espressivi delle sue opere.