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Un libro su Guareschi ‘zavattiniano’

La casa editrice Imprimatur di Reggio Emilia ha recentemente pubblicato un libro di gossip e curiosità su Brescello ‘capitale del cinema’, dal titolo Guareschi, buona la prima. Politica, costume e stravaganze sul set di Don Camillo. Ne sono autori il documentarista Ezio Aldoni e il giornalista Andrea Setti. È il caso di ricordare che l'Archivio Cesare Zavattini della Biblioteca Panizzi conserva una trentina di lettere tra l’autore luzzarese e Giovannino Guareschi. I due si conoscono nei primi anni ‘20, quando Cesare entra come istitutore nel Convitto Maria Luigia di Parma, e con Guareschi, allora giovanissimo, l'amicizia è immediata. Nel 1925, quando la bottega del padre fallisce, Giovannino si trova in gravi difficoltà economiche e Zavattini, che nel frattempo ha lasciato il Convitto perché assunto come redattore alla “Gazzetta di Parma”, lo recluta subito come giornalista. Nel 1930 Zavattini pubblica, sul quotidiano romano “Il Tevere”, diversi raccontini umoristici, corredati da minuti disegni guareschiani, rafforzando ulteriormente l’amicizia. Attorno alla metà degli anni '30 lo scrittore luzzarese chiama Giovannino a Milano, alla redazione del giornale satirico “Il Bertoldo”, ma successivamente le traversie che caratterizzano la ‘vita spericolata’ di Guareschi allontanano un poco le strade dei due scrittori, che si ricongiungono a partire dagli anni ‘50 e significativamente dal gennaio '68, grazie ai Cinegiornali liberi. La collaborazione purtroppo finisce in quello stesso anno, con la morte improvvisa di Guareschi.
 

Da sinistra: Fernandel (Don Camillo), Gino Cervi (Peppone) e Giovannino Guareschi