Comune di Reggio Emilia Fondazione Palazzo Magnani

ZAVATTINI E LA FRANCIA

ZAVATTINI OLTRALPE TRA PAROLE E IMMAGINI
 

L’INCONTRO DI ZAVATTINI CON RENE CLAIR
 

RENE’ CLAIR – 28 marzo 1947
Dissi in francese precipitosamente che non sapevo il francese. “Racconta”, dice D’Angelo. Clair accavalla le gambe, incrocia le braccia, accenna un sorriso, mi pianta gli occhi addosso. Non posso, rispondo. Gridano che sono bravo a raccontare le mie storie. Comincio: “C’est un matin dans la grande ville. Come si dice ministero del commercio?” Tutti con gioia, anzi con entusiasmo, lo suggeriscono. E scendevano le scale? Come si dice scendevano le scale non oso chiederlo, allora mi fermo per trovare il modo di esprimere il mio pensiero senza scendevano le scale. Gli occhi delle donne sono materni, pare che io stia dicendo la poesia per Natale e dimentichi qua e là dei versi. Alla fine non trovo le parole necessarie, le riassumo in un gesto rotatorio della mano in cui spero Clair veda cose mirabili. Lungo silenzio, dopo il quale Clair spiega quali sono le storie che non gli interessano più, quelle con l’aldilà, quelle ipotetiche e che non hanno un luogo e un tempo precisi. Capisco metà di quanto dice, abbastanza tuttavia per annuire insieme agli altri e ridere alla storiella del francese benemerito: “Che avete fatto voi?”, gli domandano. “Io, io – risponde – io ho sempre previsto la nostra sconfitta.” Qualcuno si piega verso di me: “Perché non racconti di quell’uomo che è un mezzo santo moderno e compie miracoli?” Ma ho raccontato proprio questo. Forse mi stanno facendo un grande scherzo. Clair ribadisce che ha orrore del surreale e dell’astratto, bisogna confortare il mondo. E’ uno dei tre o quattro geni del cinema, ma se volessi potrei interrompere il suo discorso cadendo al suolo, o obbligarlo a compiangermi se dicessi che ho un cancro all’orecchio, signor Clair


(Cesare Zavattini, Straparole, Milano, Bompiani, 2018 pp. 31-32)