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Sono stati Guerra e Zavattini a ‘sdoganare’ la poesia dialettale nei primi anni ‘70

All’interno del puntuale ritratto biografico del grande poeta dialettale (e molto altro) Franco Loi, scomparso a Milano il 4 gennaio 2021, il professore Alberto Bertoni (Università di Bologna), nel blog di poesia di Rai news, ha scritto che classificare oggi un poeta, ‘autore neodialettale’, appare del tutto naturale. Ma non lo è stato fino al 1972, quando “due poeti sdoganarono la poesia in dialetto, da lunghi decenni chiusa nel recinto ristretto di una produzione folklorica di basso profilo”. Si tratta di Tonino Guerra e Cesare Zavattini che sono stati anche importanti sceneggiatori cinematografici. A quell’epoca, insieme avevano da poco concluso il soggetto e la sceneggiatura del film I girasoli, diretto nel 1970 da Vittorio De Sica. La raccolta guerriana in santarcangiolese, I bu (I buoi) - dopo le prime prove poetiche tra gli anni ’40 e i primi ’50 -, uscirà nel 1972, proprio ad un anno dall’esordio di Zavattini. Nel 1973, infatti, l’autore di diversi capolavori del cinema neorealista pubblicava nel dialetto luzzarese le poesie suggestive, autoironiche, popolari e universali di Stricarm’ in d’na parola (Stringermi in una parola).
Come ha notato Alberto Bertoni, il fatto che il rilancio della poesia dialettale sia venuto da due autori legati al cinema come Guerra e Zavattini non è casuale “poiché i dialetti non hanno mai perduto la loro visionarietà anche onirica e quella risonanza felicemente o drammaticamente istintiva che ne hanno fatto lungo l’arco della storia d’Italia le lingue della comunicazione più intima e diretta”. Così, sulla scia di Guerra e Zavattini, affrancati dalle loro pubblicazioni, hanno rivelato a quel punto la loro presenza poeti di grande valore. Tra questi, Bertoni cita “i romagnoli Baldini e Baldassari, il ligure Bertolani, il friulano Giacomini, il marchigiano Scataglini, il siciliano De Vita, fino appunto a Franco Loi”.


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Coperina de “I bu” (1972).


Copertina di “Stricarm’ in d’na parola” (1973).