Comune di Reggio Emilia Fondazione Palazzo Magnani

Un nuovo libro di Giuseppe Scalarini

È uscito, per le Edizioni Fondazione Anna Kuliscioff di Milano, il volume “Il confinato (Diario illustrato di Giuseppe Scalarini)”, a cura di Ferdinando Levi, nipote del grande vignettista dell’“Avanti!” prefascista. Nato a Mantova il 29 gennaio 1873 e deceduto a Milano il 30 dicembre 1948, Scalarini è stato uno dei maggiori caricaturisti e disegnatori satirici italiani. Già oggetto nel 1920 delle violente attenzioni della teppaglia nera, nel novembre del 1926 viene nuovamente picchiato da una squadra di camicie nere. L’aggressione gli causa la frattura della mandibola (esito che Scalarini porta con sé per tutta la vita) e una commozione cerebrale. Appena uscito dall’ospedale dove è stato ricoverato per le percosse subite, viene arrestato e inviato al confino. A Lampedusa poi a Ustica. Con il ‘proscioglimento’ arrivato nel 1929 Scalarini torna a casa e nel capoluogo lombardo si arrabatta per cercare lavoro. Si dedica alla letteratura per l’infanzia ma è difficoltoso vivere di questo. Troppo noto per passare inosservato nelle redazioni dei periodici, si rivolge a Cesare Zavattini, astro nascente del giornalismo e dell’editoria milanesi per chiedergli aiuto. Scalarini gli scrive presso Rizzoli quando però l’artista luzzarese è ormai ai ferri corti col suo editore che qualche giorno dopo lo licenzia. Scalarini chiede a Za di raccomandarlo “al direttore del «Secolo Illustrato» e a quello del nuovo giornale umoristico [«Il Bertoldo», ambedue periodici rizzoliani, Ndr], perché mi diano da lavorare … ”. (Acz, Lettera di Scalarini a Zavattini, Milano, 05/05/1936). Ma Zavattini qualche settimana dopo si accasa alla Mondadori. Il 15 luglio 1940 Scalarini è nuovamente arrestato e spedito in un campo di concentramento negli Abruzzi, dapprima a Istonio, oggi Vasto (Chieti), quindi a Bucchianico sempre in provincia di Chieti. L’internamento viene revocato alla fine del 1940 e, col ripristino della ‘vigilanza’ si conclude il libro, illuminante ed emozionante, delle “memorie carcerarie” scalariniane. Nel dopoguerra Zavattini non dimentica Scalarini e non scambia mai il presunto schematismo delle sue vignette, contestato da certa critica di parte (avversa), con il suo coraggio, sempre volto a indicare la strada della verità.



Copertina del libro di Scalarini.


Immagine 2 – Scalarini, è il secondo da sx.