Comune di Reggio Emilia Fondazione Palazzo Magnani

I Cinegiornali zavattiniani

Cinquantanove anni fa, il 9 giugno 1962, sul settimanale «Rinascita», Cesare Zavattini si faceva promotore di un appello ai cineasti di tutto il mondo, professionisti e cineamatori, perché mandassero alla redazione da lui presieduta «interventi filmati sulla pace nel mondo», per creare un «Cinegiornale della pace». La redazione si impegnava a realizzare, di volta in volta, i singoli numeri montando il materiale. Pochi risposero all'appello. I registi e gli sceneggiatori più noti in genere snobbarono questa iniziativa. Il primo e unico «Cinegiornale della pace» sarà di Zavattini e verrà presentato al Supercinema di Roma nel maggio 1963. Ancora in giugno ma sei anni più tardi, usciva il «Bollettino CLI», ossia dei «cinegiornali liberi», che può considerarsi il manifesto della nuova iniziativa di cui Zavattini fu protagonista e animatore. I Cinegiornali liberi, in sintonia con la cultura del Sessantotto, nascevano a Reggio Emilia e prendevano forma tra il 1968 e il ’70 attraverso pellicole d’informazione di varia durata, su questioni sociali e politiche di vasto interesse: un dibattito sul cinema, un’intervista al leader della rivolta studentesca Cohn-Bendit, una fabbrica romana occupata dagli operai, il terremoto in Sicilia, il disastro del Vajont, la rivolta di Battipaglia, Don Mazzi e il quartiere fiorentino dell’Isolotto. Il progetto zavattiniano avrà vita relativamente breve, strettamente connesso com’era con il clima politico-culturale della straordinaria utopia sessantottesca. I Cinegiornali avrebbero dovuto fondare un nuovo tipo di cinema che voleva definirsi volta a volta “specchio della realtà”, “che ognuno può fare”, un cinema “di tutti e per tutti”, un cinema “che riscopra quei valori sociali che sono stati offuscati o nascosti dal cinema istituzionalizzato”.