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La guerra in Ucraina suscita riflessioni sul libro “La Pace” di Za.

Il conflitto Russia-Ucraina stimola le recensioni al volume di Cesare Zavattini “La Pace. Scritti di lotta contro la guerra” (La Nave di Teseo), a cura di Valentina Fortichiari, postfazione di Gualtiero De Santi. Ne scrive oggi Mariangela Mianiti sul quotidiano “Il Manifesto” in un articolo intitolato “Zavattini e quel periplo di pace che piaceva a Pasolini”. Il “periplo di pace” era il titolo di una proposta che lo scrittore e sceneggiatore emiliano presentò al Congresso per il disarmo e la cooperazione internazionale di Stoccolma (Luglio 1958). I pacifisti sono stati spesso considerati sognatori. Ben conscio di ciò – scrive la Mianiti – Zavattini non avrebbe voluto che tutti i suoi sforzi, le sue battaglie di una vita per la pace, fossero confinati in una specie di limbo … utopistico o culturale. Questo invece volevano i nemici espliciti e impliciti (distratti o involontari) della Pace. Za lo sapeva bene e lo sapeva lo stesso Pasolini che guardava alle iniziative pacifiste del più anziano collega con interesse ma al tempo stesso con un certo scetticismo. Ancor più scettico era Ungaretti che parlava della necessità di un “riarmo morale”. In conclusione la Mianiti pubblica la traduzione in italiano di una poesia di Za in dialetto luzzarese (Tit. La guèra) che ci rimanda a immagini che oggi vediamo frequentemente riprodotte dai mass media nelle cronache della guerra in Ucraina. Zavattini era avanti in tutto, un anticipatore, un innovatore. Un uomo giusto oltre che un grande artista.