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La cinepresa non è una bottiglia Molotov (1978).

Sono stati resi noti da Lorenzo Codelli su “Cinecittà News” online nuovi particolari sul documentario politico girato da Gideon Bachmann a Roma nel 1978. Prodotto dalla rete tedesca ZDF e intitolato Eine Kamera Ist Kein Molotow-Cocktail (La cinepresa non è una bottiglia Molotov), il film di 45 minuti affronta a caldo alcune turbolenze dell’epoca. I cortei antifascisti, i collettivi comunisti del quartiere Quadraro, i dibattiti tra le esponenti femministe e soprattutto l’avvento delle videocamere leggere ad uso dei militanti avevano aperto un dibattito sulla possibilità che attraverso di esse si potesse fare la … rivoluzione. In questo dibattito non poteva mancare Cesare Zavattini che coi suoi Cinegiornali liberi aveva sperato che si potesse realizzare una controinformazione di massa. Protagonista de La cinepresa non è una bottiglia Molotov è il regista pordenonese Damiano Damiani mentre sta girando in esterni il film thriller Io ho paura con gli attori Gian Maria Volonté, Mario Adorf, Erland Josephson e il direttore della fotografia Luigi Kuweiller. Di buon grado Damiani affronta le discussioni roventi su limiti e ambizioni del cinema politicamente impegnato. Il titolo del film è tratto da una frase polemica lanciata da Bernardo Bertolucci nel prologo. Cesare Zavattini interviene per esternare la propria soddisfazione per l’avvento di un cinema sociale innovativo, non commerciale. Tra i partecipanti al reportage-vérité, la futura produttrice Donatella Palermo e la videomaker Anna Lajolo.




Gideon Bachmann.