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Ladri di biciclette!!!

Nella testata giornalistica online “Cinematographe.it”, Cristiana Puntoriero scrive che tra le immense opportunità di scelta che si spalancano nei cataloghi in streaming, possono sfuggire dei film che sono veri e propri capisaldi del Cinema Italiano, film che hanno segnato artisticamente la storia del nostro paese e che suggeriscono, per importanza, una visione per nulla opzionale. Il primo dei dieci film che per “Cinematografhe.it” ogni italiano dovrebbe vedere almeno una volta nella vita, è il capolavoro di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini “Ladri di biciclette”, che a 74 anni dall’uscita nelle sale gode ancora di grandissima fama e soffre di una mistificazione dura a morire. Il soggetto del film, qualcuno (ormai pochissimi), insiste ad attribuirlo a Bartolini. In realtà Zavattini, su suggerimento di De Sica cui piacque il titolo (“Ladri di biciclette” appunto) di un libro di Bartolini uscito poco prima, confezionò un soggetto cinematografico che non aveva nulla a che vedere col bel romanzo dello scrittore e incisore di Cupramontana, se non il titolo. Il film è zavattiniano al cento per cento. Con la sua fantasia Zavattini non aveva certo bisogno di rubare le “storie”. Al contrario il fenomeno del furto delle sue idee e dei suoi progetti di film, non già delle biciclette bartoliniane, è ben noto e ve n’è una chiarissima ed esemplare dimostrazione già nel primo volume dei suoi diari inediti (1941-1958) uscito in settembre a cura di Valentina Fortichiari e Gualtiero De Santi (La Nave di Teseo, 2022). Gli altri film della classifica di “Cinematografhe.it” vedono al secondo posto “La vita è bella” di Benigni, al terzo “La dolce vita” di Fellini, al quarto “La grande guerra” di Monicelli (scritto da Age & Scarpelli e Vincenzoni), al quinto “Roma città aperta” di Rossellini, al sesto “Divorzio all’italiana” di Germi, al settimo “Una giornata particolare” di Scola, all’ottavo curiosamente “Comizi d’amore”, prodotto da Alfredo Bini, a cura di Pier Paolo Pasolini, al nono “Novecento” di Bernardo Bertolucci, al decimo “Gomorra” di Garrone.


Una sequenza di “Ladri di biciclette”.