Comune di Reggio Emilia Fondazione Palazzo Magnani

Baumann, Fischer e la Shoah.

Un rapporto di grande stima sul piano artistico e intellettuale è sorto nel dopoguerra tra lo scrittore, cineasta nonché pittore, Cesare Zavattini e la pittrice ebrea jugoslava, naturalizzata italiana, Eva Fischer. Zavattini chiese e ottenne dalla Fischer alcuni quadretti per la sua preziosa Collezione 8x10 segnalati nel catalogo “La raccolta 8 per 10 di Cesare Zavattini”, a cura di Ezio Gribaudo (Torino, Edizioni d'arte Fratelli Pozzo, 1967). Ma i rapporti con i milieux intellettuali nella Capitale e all’estero, per la Fischer non si limitavano certo solo all’artista padano. Tra gli altri c’erano anche Salvatore Dalì, Carlo Levi, Salvatore De Chirico, Gregory Pack, Alberto Sordi, Giovanna Ralli e lo stesso Picasso, immortalati in fotografia, come nel caso di Zavattini, con la grande pittrice. Lo si è appreso da un cenno fatto dal figlio della Fischer, Alan David Baumann, testimone di seconda generazione della Shoah, nel suo incontro con gli studenti a Potenza e Ruoti nel Potentino - località nella quale il marito della grande pittrice (Alberto Baumann) era stato confinato.
Alan Davìd Baumann, giornalista e Fondatore di “ABEF – archivio Baumann e fischer”, ha rivelato ai giovani studenti le vicissitudini del nonno Alessandro, ebreo, che nel 1938, apolide e recalcitrante ad indossare il distintivo fascista, a causa delle leggi antiebraiche, venne confinato a Ruoti nel Potentino. Il racconto di Baumann è proseguito attraverso le parole di suo padre Alberto e della madre Eva, fuggita da un campo d’internamento in Jugoslava che riparò dapprima a Bologna poi a Roma. Casi individuali che si intrecciano nelle vicende familiari e confluiscono nella grande storia dell’antisemitismo e dalla Shoah.


Eva Fischer
(Foto: Massimiliano Gold).