Le “Domande agli uomini” di Za nell’ultimo film di Moretti.
Nel suo ultimo film “Il sole dell’avvenire”, Nanni Moretti fa i conti con i suoi fantasmi politici. I suoi nodi irrisolti. Le sue illusioni perdute. E sceglie come cifre espressive dominanti la nostalgia da un lato e l’ironia (anche nella variante dell’autoironia) dall’altro. Per far questo ha dato al suo film un’ambientazione storica molto precisa: gli anni ’50, la guerra fredda, l’invasione sovietica dell’Ungheria del 1956. Punto nodale di una svolta che non ci fu ma che, se ci fosse stata, per Moretti avrebbe salvato il comunismo italiano dal fallimento al quale è andato inevitabilmente incontro. E le domande di Ennio, il personaggio di Silvio Orlando, nella sezione del PCI a cui si assiste nel film, comprese le risposte degli intervistati, sono vere. Sono infatti tratte dalla rubrica di Cesare Zavattini – da lui inventata e curata – “Domande agli uomini”, apparsa sul settimanale «Vie nuove» tra il 1956 e il 1957. Si tratta di una serie di interviste non a personaggi celebri ma agli uomini (e alle donne) della strada: cioè a persone comuni, incontrate nei luoghi pubblici, sui luoghi di lavoro, per le vie delle città italiane. Come ha raccontato Nanni Moretti durante la presentazione de “Il sol dell'avvenire”, a quei tempi “Rinascita” era il settimanale teorico e culturale del PCI mentre “Vie Nuove” veniva considerato il settimanale più popolare anche se a leggerlo oggi, appare una pubblicazione comunque di alto livello. Compresa l’illuminazione della rubrica zavattiniana derivata dalla vecchia idea di Za di un giornale fatto tutto di domande rivolte al giornale dalla gente comune con le risposte dotte degli intellettuali, un progetto irrealizzato che avrebbe dovuto intitolarsi “Italia domanda”. Al progetto Za teneva molto e ne fece una rubrica su “Epoca” che iniziò nel 1950 e successivamente, come s’è detto, su “Vie Nuove”.