Un altro miracolo nel “Miracolo a Milano”, scrive Simona Ballatore sul quotidiano “Il Giorno” del 25 giugno scorso, con storie che convergono in via Valvassori Peroni (cuore del film scritto da Cesare Zavattini, girato da Vittorio de Sica nel 1950) e nella sua biblioteca. Qui è allestita una mostra permanente con al centro le foto scattate da un giovanissimo Mario De Biasi, del quale quest’anno si ricordano i cent’anni dalla nascita. Sua figlia Silvia si è ricordata di alcune fotografie del padre, grande fotografo milanese originario di Belluno, con De Sica sul trespolo per le riprese, si è messa alla ricerca e ne ha trovato i negativi. Silvia De Biasi conosce Sergio Seghetti, ex bibliotecario del Comune di Milano e tuttora collaboratore “pro bono” per progetti culturali. Lui sta lavorando in sinergia con le associazioni del quartiere Città Studi e all’Acli Lambrate, alla creazione di un museo a cielo aperto su “Miracolo a Milano”, a partire dal murale realizzato dallo street artist Smoe. Nella zona in cui si girò il film ci sono già la storia (e il giardino) di Cesare Zavattini a Città Studi; l’attrice Anna Carena, interprete del film, che abitava in via Plinio prima delle nozze, dà il nome a un altro giardino. In biblioteca, accanto alle foto di De Biasi, ci sono le scansioni di quattro disegni dell’architetto Gino Bozzetti, ai tempi studente del Politecnico: fece nove schizzi dal vivo con la china mentre De Sica girava. E c’è il tocco di Giuseppe Corti che, partendo dalle scene e con qualche licenza poetica, ricostruisce il villaggio dei barboni del film, mai ripreso nella sua interezza. Un grande disegno 3 metri per 4, all’ingresso della biblioteca, annuncia il Miracolo a Milano, un miracolo che continua. Zavattini e De Sica di miracoli se ne intendevano. Uno però si è perso nelle spire del tempo e non si riesce più a trovare. Si tratta del cortometraggio di Cesare Zavattini (che nel film è anche speaker) “Miracolo a Loreto”, diretto da Dino Mocchegiani nel 1949. In questo caso, a differenza di Milano, il miracolo è andato perduto. Ma si confida di rintracciarlo prima o poi.