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Il mondo del cinema piange Orio Caldiron

È morto Orio Caldiron, saggista, critico cinematografico, docente di Storia e critica del cinema alla Sapienza di Roma, dove prese il posto di Guido Aristarco. Calderon è stato presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia, direttore della rivista Bianco e Nero ed è stato prestigioso collaboratore di diverse testate specializzate, tra cui La Rivista del Cinematografo, contribuendo significativamente al dibattito critico sul cinema italiano.
Numerosi, tanto da non poterli citare tutti, i suoi lavori ed interventi, sia in qualità di autore che di curatore. Citiamo tra gli altri l’antologia della rivista Cinema in Il lungo viaggio del cinema italiano (1965), Cinema. 1936-1943: prima del neorealismo (2002), Il principe Totò (2002), Pietro Germi, la frontiera e la legge (2004), Le fortune del melodramma (2004).
I suoi testi costituiscono una solida base di ricerca non solo sul cinema italiano, ma anche su quello hollywoodiano e quello sovietico; i suoi interessi hanno spaziato tra i diversi generi, dai classici alla commedia.
Ma, come sostiene Silvana Silvestri sul Manifesto, che per diverso tempo ha ospitato i suoi saggi sull’inserto culturale Alias: “Forse uno tra i riferimenti che gli sono stati più congeniali è stata la figura sfuggente di Zavattini, nell’epoca della sua formazione e dell’affermazione, personaggio quanto mai misterioso pur nella sua notorietà: su Zavattini è intervenuto più volte, ne I sogni migliori ha curato la raccolta delle recensioni dei film e del varietà apparse sul Tempo dal 1939 al 1941, in Uomo, vieni fuori! ne ha raccolto i soggetti editi e inediti, Cantiere Zavattini è stata anche una mostra.”
E indubbiamente Caldiron di Zavattini fu profondo conoscitore, avendogli dedicato pubblicazioni, saggi e mostre. Ricordiamo tra i suoi contributi più recenti la mostra Cantiere Zavattini, curata nel 2018 insieme alla moglie Matilde Hochkofler, che ha riproposto in chiave fotografica l’attività cinematografica e artistica tout court dell’autore luzzarese; I sogni migliori, dove Orio Caldiron nel 2019 ha raccolto per la prima volta quanto Zavattini scrisse sul settimanale Tempo tra il 1939 e il 1941: un volume fondamentale non solo per completare la conoscenza di Zavattini, ma anche per comprendere il cinema dell’epoca.
Con la sua scomparsa, la cultura italiana perde una voce autorevole e capace di raccontare con profondità il mondo del cinema italiano.