Radio e televisione
Il rapporto tra Cesare Zavattini e i media radiotelevisivi è stato decisamente proficuo. Alla radio, all’epoca gestita dall’EIAR mussoliniana, Zavattini ha lavorato in svariate occasioni a partire dal 1931. Per l’artista luzzarese il nuovo “mezzo” dava la possibilità di dire qualcosa a tutti purché, a chi ascoltava nel chiuso della propria stanza, fosse data la possibilità “di riscattarsi da uno stato di ricezione passiva”. (De Santi) Il suo “radio umorismo” d’epoca è stato solo apparentemente umoristico, in realtà attraverso l’ironia delle sue "boutades", chi voleva, pur se nell’epoca dell’omologazione di massa voluta dal PNF, poteva interpretare e riflettere. Ma l’impresa più significativa in ambito radiofonico Zavattini l’ha compiuta nel dopoguerra con la conduzione per venti puntate dal 25 ottobre al 16 novembre 1976 del programma di Radio Uno Voi ed io, punto e a capo, che riprenderà per altre ventidue puntate dal 14 dicembre 1977 al 7 gennaio 1978. Voi ed io è stata una trasmissione nella quale Za si è proposto di far parlare le minoranze, che ha avuto tra i suoi temi anche quello della pace, che ha riscosso un ampio successo, che ha ottenuto grande eco nei mass media e, nell’episodio della famosa parolaccia (Cazzo!, Ndr), il suo culmine. Il clamore suscitato da quell’intervento è stato davvero enorme e, sebbene visto con gli occhi del XXI secolo, quella fragorosa e scandalizzata reazione appaia assolutamente spropositata, essa ha comunque rappresentato la cartina al tornasole di un mutamento ormai consolidato nel costume italiano e ha segnato una svolta nell’ambito della RAI-TV. Accanto ai testi della radio in Archivio si trovano pure gli scritti sulla televisione. Fin dagli anni ’50, la TV è parsa a Zavattini come un formidabile strumento di conoscenza e dunque, potenzialmente, di democrazia.
Zavattini s’è espresso televisivamente nel programma con Mario Soldati Chi legge? Viaggio lungo il Tirreno (1960-61), nel film-documentario Io e Van Gogh (Tit. orig.: Cesare Zavattini e il “Campo di grano con corvi” di Van Gogh) diretto da Luciano Emmer. Un altro intervento televisivo che ha riscosso un considerevole successo è stato quello sul pittore, gualtierese di origini elvetiche, Antonio Ligabue. Prendendo infatti spunto dal suo poemetto (Tit.: Toni), Zavattini ha scritto il soggetto e la sceneggiatura (con Arnaldo Bagnasco) del teleromanzo Ligabue, interpretato da Flavio Bucci per la regia di Salvatore Nocita.
A proposito della televisione occorre menzionare la proposta zavattiniana, alla cooperazione emiliano-romagnola, di una televisione privata e autonoma NTV (1981), il progetto dei programmi Telesubito e Televeritàaaaa, e più in generale l’ impegno dell’artista luzzarese per un uso aperto e democratico della televisione.
Oltre a considerarla uno strumento che ampliava lo spazio della comunicazione sociale e artistica e che proprio in virtù di queste sue peciliarità sarebbe stato utile per una riproposizione riveduta e aggiornata delle tematiche neorealiste, Zavattini riteneva che la televisione, una televisione evidentemente non governativa, avrebbe potuto realizzare programmi innovativi anche di contestazione alla “ingessata” RAI di quei tempi. Una generale riflessione sull’idea zavattiniana di televisione è già stata avviata da Anna Chiara Maccari nel suo libro Zavattini ha le antenne e con la giornata di studi organizzata dalla Cineteca comunale di Bologna Cesare Zavattini e la TV: un’apertura alla realtà e alla democrazia, ambedue del gennaio 2010; ma il rapporto tra Zavattini e la televisione è stato talmente ricco e denso di suggestioni e indicazioni operative che dovrà essere ulteriormente approfondito.
Scheda a cura di Giorgio Boccolari