Addio a Sauro Borelli, critico cinematografico e giornalista culturale
E’ scomparso a Milano Sauro Borelli, critico cinematografico, grande conoscitore di Cesare Zavattini e del neorealismo italiano, cui ha dedicato diverse pubblicazioni. Nato nel 1933 a Motteggiana, ma cresciuto a Suzzara, Borelli arriva a Milano nel 1956 per lavorare come correttore di bozze nella redazione milanese de l’Unità. La sua grande passione per il cinema viene notata dal critico Ugo Casiraghi che decide di metterlo alla prova. E’ l’inizio di una brillante carriera che lo porta a diventare caposervizio Spettacoli del quotidiano, poi inviato culturale, giornalista cinematografico tout court, sino a ricevere nel 1995 il Premio Meccoli – Scrivere di Cinema quale miglior critico italiano.
Sempre molto legato alla sua terra d’origine, fu profondo conoscitore e amico di Cesare Zavattini, nato nella vicina Luzzara. La nipote Adelmina Dall’Acqua racconta:“Ricordo di una sera insieme allo zio Sauro e a mio fratello con Zavattini che ci invitò a casa per una chiacchiera e si divertì a fare a loro due le domande alternate. Come se fosse lui il giornalista”.
Da inviato ha seguito le riprese del film “Novecento” di Bernardo Bertolucci. E’ sempre la nipote a condividere un ricordo: “Raccontava che un giorno si presentò per intervistare Gérard Depardieu e quando entrò in una stalla neanche lo riconobbe da tanto si era immedesimato nella parte del contadino. Diceva sempre che fu un set cinematografico epico”.
Borelli è stato un osservatore attento e un narratore del mondo del cinema in Italia e non solo: i suoi articoli sono comparsi in numerose riviste specializzate ed è stato autore di libri sul cinema ungherese e sovietico (sua una monografia dedicata a Nikita Mikhalkov). Nel 2019, ha deciso di regalare più di 1400 volumi dedicati alla storia del cinema alla Fondazione Cineteca Italiana, consultabili nella Biblioteca di Morando a Milano. Chi li sfoglia, può imbattersi nei suoi appunti segnati a margine, ritagli di giornale e dediche personali. E respirare un po’ della vita e dell’esperienza del critico cinematografico.