L’esposizione,
curata da Alessandro Nicosia e Marino Niola e
prodotta da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, in collaborazione con
Rai Teche e
Archivio Storico Luce, racconta il legame profondo e indissolubile tra
Totò e la sua città natale, Napoli, che lo ha sempre amato e celebrato come uno dei suoi simboli più autentici. È la
prima tappa di un progetto internazionale che proseguirà poi a
New York.
L’allestimento, sobrio e poetico, accompagna i visitatori in un viaggio tematico attraverso la vita e l’arte di Totò:
le origini nel Rione Sanità, il rapporto con
Napoli, il
teatro, il
cinema, la
musica, la
poesia e le
testimonianze personali. Documenti originali, fotografie, costumi, filmati, installazioni e ricordi familiari permettono di riscoprire l’uomo dietro il mito.
Cuore emotivo della mostra è la sezione musicale, con
“Malafemmena”, la canzone simbolo del suo genio poetico. Attraverso immagini, voci e suoni, emerge il suo modo unico di incarnare Napoli: una città vissuta “dentro le vene”, fatta di malinconia, ironia e umanità.
L’esposizione mette in luce la
doppia anima di Totò — comico e tragico, popolare e filosofico — e il suo modo di trasformare la risata in un
atto di resistenza morale contro la miseria e le convenzioni sociali.
Le testimonianze dei familiari, come quella della nipote
Elena de Curtis, sottolineano come per Totò “essere napoletano significasse farsi abitare dalla città”.
Il percorso si conclude con le immagini commoventi dei
funerali di Totò, a Roma e poi a Napoli, che mostrano quanto profondo sia ancora oggi l’affetto del popolo partenopeo. A 58 anni dalla sua scomparsa,
Totò vive ancora nei gesti, nei modi di dire e nell’anima di Napoli, la città che continua ad essere la sua vera dimora.
Tra i documenti esposti figurano anche materiali provenienti dall’Archivio Cesare Zavattini, relativi a due film interpretati da Totò:
San Giovanni decollato, diretto da Amleto Palermi (1940), e
L’oro di Napoli, per la regia di Vittorio De Sica (1954). In mostra sono presenti inoltre ritagli e articoli di stampa, in gran parte raccolti in occasione della morte di Totò, che testimoniano l’attenzione e la stima di Zavattini per il talento dell’attore napoletano.
Questo interesse emerge chiaramente già nel 1940, quando Zavattini pubblica sulla rivista
Cinema il soggetto cinematografico
Totò il buono, firmato anche da De Curtis, con l’intento di trarne un film interpretato proprio da Totò — progetto che, tuttavia, non vedrà mai la luce. Due anni più tardi, nel 1942, Zavattini trasforma
Totò il buono in un romanzo, che solo nel 1951 approderà sul grande schermo, purtroppo senza Totò, con il titolo
Miracolo a Milano.
