Esce nelle sale Un semplice incidente di Jafar Panahi
Jafar Panahi è tra i più grandi registi iraniani viventi ed è figura chiave della Nouvelle Vague iraniana. La sua carriera inizia come assistente di Abbas Kiarostami, da cui eredita la libertà formale e la forza del realismo poetico. Nel 1995 debutta con Il palloncino bianco, vincitore della Caméra d’Or a Cannes, seguito da titoli come Lo specchio, Il cerchio (Leone d’Oro a Venezia 2000), Offside, Taxi Teheran (Orso d’Oro a Berlino 2015) e Gli orsi non esistono (Premio speciale della giuria a Venezia 2022). Tutte opere che raccontano l’Iran attraverso la vita quotidiana, spesso con protagoniste donne e bambini, simboli di libertà e resistenza. Panahi è l’unico regista (assieme ad Antonioni) ad aver vinto tutti e quattro i principali premi cinematografici dei festival europei, ma nonostante il suo successo internazionale, è stato perseguitato dal regime iraniano e più volte arrestato.
Il suo nuovo film, Un semplice incidente (It Was Just an Accident), è il primo che si trova a dirigere dopo l’ultima delle molte prigionie cui è stato condannato dal regime degli Āyatollāh. Palma d’Oro a Cannes e candidato all’Oscar come miglior film internazionale (per la Francia), esce ora nelle sale italiane. Tutto parte da un episodio minimo — una famiglia investe un cane durante una notte di pioggia — che diventa il pretesto per interrogarsi sull’Iran del futuro, dopo la caduta della Repubblica islamica. Attraverso la storia di un presunto torturatore riconosciuto da una delle sue vittime, Panahi riflette su vendetta, perdono e memoria, cercando di spezzare il circolo vizioso della violenza.
Alla Festa del Cinema di Roma 2025, Panahi ha recentemente ricevuto il premio alla carriera dalle mani di Giuseppe Tornatore. In quell’occasione ha ricordato quanto il Neorealismo italiano lo abbia influenzato e come Ladri di biciclette gli abbia insegnato che il cinema può essere verità e libertà insieme. Panahi, che a Ladri di biciclette dedicò la sua tesi di laurea, dice che da quel film ha imparato la verità del cinema sociale: un cinema che osserva la realtà senza retorica, che racconta con semplicità la dignità e la sofferenza delle persone comuni.
Come nel Neorealismo, anche in Panahi la realtà è il punto di partenza: ambienti quotidiani, persone comuni, e un tono sospeso tra dramma e ironia. “Ladri di biciclette è un film che non mi mente” ha dichiarato, spiegando che da De Sica ha appreso il valore della sincerità nel racconto.
In Un semplice incidente, tutta la sua esperienza umana e artistica si fonde: il realismo di De Sica e Zavattini, la riflessione morale di Kiarostami e il coraggio personale di chi, nonostante la repressione, continua a raccontare la realtà per difendere la memoria e immaginare un futuro più giusto per il proprio Paese.