Presentazione del volume Quarant’anni e oltre a cura di AAMOD
Giovedì 27 novembre alle ore 18, presso la Sala Zavattini dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico in via Ostiense 106 a Roma, si terrà la presentazione del volume Quarant’anni e oltre. Storie e prospettive di un archivio audiovisivo, a cura di Letizia Cortini, Luca Ricciardi e Paola Scarnati. Il libro, pubblicato da Effigi Editore come venticinquesimo titolo della collana “Annali AAMOD”, racconta i quarant’anni di vita dell’Archivio, istituzione unica nel panorama italiano, ma non lo fa in modo celebrativo: piuttosto, riflette sul ruolo che oggi un archivio audiovisivo può e deve avere in una società attraversata da profonde trasformazioni culturali, tecnologiche e politiche.
Nato da un’idea visionaria di Cesare Zavattini insieme a Paola Scarnati, Ansano Giannarelli, Citto Maselli, Ettore Scola e altri, l’AAMOD si è sempre distinto come archivio “militante”, non semplice deposito di memoria ma luogo vivo, laboratorio culturale e strumento collettivo di analisi critica della realtà. Nel libro, curatori e autori ripercorrono questa storia e, al tempo stesso, si interrogano sul futuro della memoria audiovisiva nell’era digitale.
Il volume è articolato in tre sezioni – Storie, Prospettive, Percorsi – che affrontano rispettivamente la nascita e l’evoluzione dell’Archivio, le nuove sfide legate al riuso creativo, al digitale e all’intelligenza artificiale, e infine le attività che oggi la Fondazione promuove per mantenere viva la sua funzione civile e pedagogica. Tra gli interventi, spiccano le riflessioni di Paola Scarnati sulla genesi dell’AAMOD, di Letizia Cortini sulla definizione di “archivio militante”, di Silvia Savorelli sulla figura di Ansano Giannarelli e di vari autori che affrontano temi cruciali come il diritto d’autore, la conservazione delle immagini nate in digitale e i rapporti tra archivi e nuove tecnologie.
Come scrive il presidente Vincenzo Vita nella prefazione, l’AAMOD è nato dalla convinzione che la memoria non sia un esercizio nostalgico, ma una forma di resistenza e un atto etico indispensabile per comprendere il presente e immaginare il futuro. Quarant’anni e oltre restituisce così l’immagine di un archivio capace di rinnovarsi, di dialogare con le nuove generazioni e di continuare a svolgere, nel mondo digitale, quella funzione critica e trasformativa che ne ha guidato la nascita.