Comune di Reggio Emilia Fondazione Palazzo Magnani

Bibliografia 1931-1995

 
 
 Parliamo tanto di me
 Milano, Bompiani, 1931
 Costruita sull'esile traccia di un viaggio nell'oltretomba, l'"opera prima" di Zavattini  racchiude  varie  storiette  scritte tra il il '27 e il '30. In esse si colgono in nuce le caratteristiche peculiari del suo  impegno letterario,  cinematografico, artistico. (Es.: la famosa 'gara mondiale di matematica'  ripresa nel film  "Miracolo a Milano).  Apparentemente umoristico con variazioni sul tema  dell'aldilà ed il corollario di angeli e  diavoli, in realtà  l'essenza  vera attorno alla quale è costruito  il libro è la morte, che va a colpire i sogni segreti  della gente umile.  Così tutte le favole a metà  strada tra il vero e il fantastico che compongono la trama del  racconto  sono risolte  attraverso  paradossi che assumono le connotazioni di quella condizione, spesso dolente,  dalla quale  l'uomo non  riesce a  distaccarsi. Lo stile dell'opera, sobrio ed essenziale, è quello stesso che  Walter Mauro, in una storia  della letteratura italiana del Novecento, riferisce "a sfumature e toni  di un lessico più  che famigliare".
 
 
 I poveri sono matti
 Milano, Bompiani, 1937
 In questa sua seconda opera letteraria, Zavattini ripropone l'essenzialità dello stile della precedente.  Lo sguardo  è rivolto ancora una volta alla dolente condizione umana, osservata attraverso le frustrazioni di un povero travet,  in  eterno conflitto col proprio capufficio, ma soprattutto alle prese con lo squallore della propria vita.
 Come scrisse Papini, vi sono nel libro somiglianze con autori come Kafka e Joyce, anche se sono assenti i toni  tragici nella scrittura di Z., la cui poetica, lungi dal cristallizzarsi in generalizzazioni trova sempre una via d'uscita  tra il malizioso ed il pietoso attraverso la fantasia e, come si desume dal titolo del libro, la follia. 
 
 Io sono il diavolo
 Milano, Bompiani, 1941
 Quest'opera, che completa la famosa "trilogia" zavattiniana, rappresenta il trait-d'union tra la prima esperienza    letteraria ed il "neorealismo" dell'attività cinematografica successiva. Ispirati ad una "moralità" che ha  connotazioni simboliche, gli oltre quaranta "racconti minimi" del libro, sono espressione di suggestioni surreali i  cui connotati accorciano, rispetto alle due opere precedenti, la distanza tra la fantasia e la realtà. A proposito di  Io sono il diavolo, Pietro Pancrazi sul "Corriere della Sera" definì Zavattini "prosatore degno, per icastica  originalità, dei nostri maggiori".
 
Parliamo tanto di me; I poveri sono matti; Io sono il diavolo
Milano, Bompiani, 1942

Il volumetto, ormai rarissimo, è curiosamente di piccolo formato 8 x 12,7 centimetri cioè approssimativamente delle dimensioni della famosa collezione di quadri minimi che Za aveva iniziato giusto nel 1941. Il libro edito da Bompiani nella collana “La zattera”, contiene le opere che segnarono l'esordio dell'attività narrativa di Za Parliamo tanto di me (1931), I poveri sono matti (1937), Io sono il diavolo (1941). La povertà dell’edizione dà il senso della difficile situazione in cui viveva il paese dopo l’entrata in guerra. Nella stessa collana venivano pubblicati anche Gente qualunque di Indro Montanelli, L’amata alla finestra di Corrado Alvaro, Lettere di una novizia di Guido Piovene. 
 
Una famiglia impossibile
Madrid, Ed. Rialto, 1943
Totò il buono
Milano, Bompiani, 1943

Un bambino nato sotto un cavolo, una vecchietta, il pezzente drappello dei "baracchesi", una cricca di miliardari, due angeli custodi: sono i protagonisti fantastici e domestici di questo "romanzo per ragazzi ... che possono leggere anche i grandi". Nella loro storia Zavattini ha saputo riversare la sua inconfondibile capacità di fondere insieme realtà, simbolo e racconto, di far scaturire la fiaba dalla più ordinaria quotidianità. 
Umberto D. (soggetto e sceneggiatura, 1952),
a cura di Luigi Chiarini, Milano-Roma, Fratelli Bocca Editori, 1953

Il curatore chiarisce nell'Avvertenza di aver fatto "non poca fatica (...) per strappare dagli scartafacci di Zavattini gli scritti qui raccolti e - aggiunge - da noi scelti e ordinati". Oltre a questa paginetta introduttiva, l'indice del volume mostra come in esso siano riportate fresche annotazioni zavattiniane sul Neorealismo (Alcune idee sul cinema) e, oltre al soggetto del film, il trattamento, la scaletta, le prime e le seconde note per la sceneggiatura, le note per i definitivi ritocchi, le scene soppresse, la filmografia e una stringata scheda biografica su Za. Nel volumetto v’è tutto quanto serve per un'analisi approfondita, anche dal punto di vista della tecnica cinematografica, di questo capolavoro zavattiniano. 
Ipocrita 1950
Milano, Scheiwiller, 1954

Il libro venne iniziato nel '43 durante la guerra e pubblicato in due edizioni successive. Una, più breve, del '54, col titolo Ipocrita 1950, in sole 500 copie presso l'editore Scheiwiller. Bompiani, da anni editore di Zavattini se la prese a male; di qui l'iniziativa da parte di Za di ritirare le copie del "vecchio" Ipocrita 1950 e di ripubblicare, l'anno successivo presso Bompiani, il più corposo Ipocrita 1943. Due brani di questo testo erano già comparsi nel 1943: uno sulla rivista "Primato" di Bottai, poi su "Parallelo" diretto da De Libero (n. 1, primavera '43), l'altro su "Prosa", diretta da Gianna Manzini.
I tre libri - Parliamo tanto di me (XII Ed.); I poveri sono matti (IX Ed.); Io sono il diavolo (VI Ed.)
Milano, Bompiani, 1955

Il volume, pubblicato nella famosa collana “I delfini”, costituisce la ristampa dell’operetta uscita da Bompiani con i soli titoli dei singoli volumi presentati assieme "al tempo della guerra mondiale, nel 1942". Questa nuova edizione invece stampata in altro formato e con l’unica differenza del titolo, I tre libri, ripubblicava quelle prime tre opere letterarie zavattiniane uscite tra il 1931 ed il '41. In effetti, questa del 1955 sarà l’edizione che ne consentirà una maggiore divulgazione. Dopo il successo conseguito al cinema, dove Zavattini tra la fine degli anni '40 ed i primi dei '50 aveva legato il suo nome alla corrente neorealista, la sua narrativa acquisiva maggiore validità poiché mostrava quanta concretezza morale si nascondesse dietro la sua prima apparentemente svagata produzione letteraria e quanta realtà dietro al suo innocente mondo "fantastico.
Ipocrita 1943
Milano, Bompiani, 1955

Contiene gran parte del volume Ipocrita 1950. Il libro, di un centinaio di pagine, nacque come Lettera del '44, poi diventò Il cornuto e la guerra, infine Za scelse il titolo con cui venne poi pubblicato. Il brano sotto forma di lettera, stampato nel '43, era intestato a Goffredo: probabilmente Goffredo Pistoni, un amico notaio, cattolico, con cui in quel periodo Za aveva un fittissimo e confidenziale rapporto epistolare. L'opera venne anche ripubblicata nei "Tascabili Bompiani" assieme ad Io sono il diavolo nel 1983 con prefazione/lettera di Debenedetti (già uscita su "La fiera letteraria", 2 marzo 1958) e una nota biobibliografica di A. Bernardini. Il volumetto del 1955 si compone, nello stile che è congeniale a Zavattini, di un susseguirsi di brevi scritti contrassegnati da un amaro, talvolta surreale, umorismo. Il 1943 è una data cruciale, topica. Con la caduta del fascismo, gli Italiani dovevano rivedere la condizione della propria coscienza, confrontarsi con l'ipocrisia che li aveva condotti al cataclisma della guerra, una diretta conseguenza del fascismo. 
   Un Paese
(testo di Cesare Zavattini, fotografie di Paul Strand), Torino, Einaudi, 1955

L'editore Einaudi nell'aprile del 1955 inaugura la collana "Italia mia", ideata e diretta da Zavattini. Il primo titolo è Un paese e si riferisce a Luzzara, paese natale di Za. Il testo è dello stesso Za e le fotografie di Paul Strand, il grande documentarista e fotografo americano. La collana, che non avrà seguito, voleva essere - come si legge nel risvolto di copertina - "una sintesi di film e libro che si propone di presentare in pagine fotografiche e di testimonianza scritta l'esperienza di quel nuovo contatto con la realtà conquistato dall'arte cinematografica particolarmente italiana, negli ultimi anni".
  Il tetto (soggetto e sceneggiatura)
a cura di Michele Gandin, Bologna, Cappelli, 1956

Per anni Cesare Zavattini sostenne un metodo di lavoro personale che partiva da una profonda esigenza morale, quella stessa che ha dato luogo all'ormai famosa "poetica del vicino di casa". Di tale metodo, questo volume, che riporta le varie stesure del soggetto cinematografico de Il tetto, offriva per la prima volta una documentazione ricca. Il soggetto, attraverso la pubblicazione delle sue varie stesure, degli appunti, delle autocritiche, delle inchieste incessanti e minuziose e della sceneggiatura definitiva, comprendente anche le parti tagliate, scegliendo tra un materiale enorme raccolto in quattro anni di lavoro, veniva poi successivamente "trattato" dal regista, Vittorio De Sica, per la traduzione in film. La storia: due giovani sposi in cerca di casa, ormai alla disperazione, decidono di costruirsene una. Hanno saputo che se riusciranno ad arrivare al tetto nell'arco di una notte, nessuno potrà loro imporre di andarsene e non sarà più necessario ottenere dal Comune una concessione edilizia ... 
  Come nasce un soggetto cinematografico
Milano, Bompiani, 1959

La commedia, è un monologo in due tempi nel quale l'artista si interroga liricamente e criticamente su un'attività artistica - tra le numerose attraverso le quali Za si espresse - che era maggiormente conosciuta al grande pubblico: quella del soggettista cinematografico. Pubblicata da Bompiani nel 1959, la commedia venne messa in scena il 17 luglio dello stesso anno al XVIII Festival internazionale del Teatro della Biennale di Venezia, al Teatro La Fenice. La compagnia era quella del Piccolo Teatro di Milano, diretta dalla coppia Grassi-Strehler, la regia di Virgilio Puecher; protagonista Tino Buazzelli. Fu poi ripresa al Piccolo Teatro di Milano e in varie città europee. In Francia fu adattata da H.Gignoux e A.Husson per il Centro drammaturgico di Strasburgo, la regia fu di Gignoux. Uscirono recensioni su varie riviste e giornali specializzati e non. A Bruxelles venne salutata con un "Ecce comoedia". 
Il giudizio universale (sceneggiatura)
a cura di Alberto Bevilacqua, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia ed, 1961

Oltre ad annotazioni relative al film omonimo, il volume ne presenta la sceneggiatura, che è di Cesare Zavattini. Avversato e considerato irrealizzabile, dopo anni di attese, di entusiasmi e di delusioni, come scrisse Bevilacqua, il film fu realizzato grazie al successo precedentemente ottenuto dal binomio Zavattini-De Sica col film La ciociara. Il tema de Il giudizio universale è ampio: a Napoli, una "voce" annuncia l’imminente fine del mondo. Una serie di circostanze fanno sì che l’annuncio assuma, nella psicologia collettiva, una straordinaria credibilità. Emergono così, aspetti dell'animo umano che Zavattini a più riprese ha cercato di evidenziare: la vigliaccheria, la bassezza, l’ipocrisia, l’avidità che comandano le azioni di tanta parte dell'umanità.
La riffa (soggetto e sceneggiatura), in: Boccaccio '70
a cura di Carlo e Gaio Fratini, Bologna, Cappelli, 1962

E' uno dei quattro episodi di Boccaccio '70. Il film, che nasce da un'idea di Cesare Zavattini, venne realizzato da quattro importanti registi: Monicelli, Fellini, Visconti e De Sica. Con questo film Zavattini si occupa di uno dei temi della cultura contemporanea, l'erotismo, che all’epoca, conteneva elementi di rottura particolarmente sentiti nel cinema, ancora alle prese con una struttura censoria molto attiva. Nel volume che prende il titolo dal film sono pubblicati tra l'altro anche i soggetti dei vari episodi. Uno di questi, La riffa, è un soggetto scritto esclusivamente da Zavattini ed è diretto come sempre da De Sica. La trama dell'episodio in oggetto è la seguente: una bella ragazza nell'ambito di una fiera di paese, in Romagna, diviene il primo premio d'una lotteria che è appannaggio di un timido sacrestano. La cosa sembra disdicevole ai più, ma non al povero sagrestano che lei tuttavia, saprà beffare. 
I misteri di Roma (soggetto e materiali vari)
a cura di Francesco Bolzoni, Bologna, Cappelli, 1963

La formula del film-inchiesta era da anni tra i progetti di Zavattini. Essa faceva parte dell’intrinseca natura della sua "poetica". Za ha realizzato I misteri di Roma avvalendosi di una schiera di giovani registi. Il soggetto del film è costituito da una ricognizione documentaria sul terreno del sottoproletariato urbano della "città eterna". Il volume rappresenta pertanto un lunghissimo racconto, sul cinema zavattiniano, sui suoi ultimi approdi (il film-inchiesta, appunto) e sulla storia e la realizzazione di questo inusuale soggetto cinematografico. ;.
Umberto D., in Spectaculum: Texte moderner Filme 2
Frankfurt a. M., Suhrkamp Verlag, 1964

Si tratta della sceneggiatura di Umberto D che viene qui pubblicata in un ponderoso volume accanto a numerose altre sceneggiature di capolavori della cinematografia mondiale dell'epoca.
  El joven rebelde
La Habana, Ediciones Icaic, 1964
Fiume Po
(testo di Cesare Zavattini, fotografie di William Zanca), Milano, Ferro, 1966
Straparole (Diario di cinema e di vita - Riandando - Viaggetto sul Po - Lettera da Cuba a una donna che lo ha tradito)
Milano, Bompiani, 1967

Straparole, si divide in quattro parti: due diaristiche (Diario di cinema e di vita, e Riandando), due narrative le altre due sono (Viaggetto sul Po e Lettere da Cuba a una donna che lo ha tadito). Con una tecnica linguistica ellittica e corrosiva, che estrae un concetto dopo l'altro, Za presenta: Roma durante e dopo la guerra, Hollywood, il Messico e Cuba, l'Olanda in cerca delle tracce di Van Gogh, un giro del mondo che porta sempre all'intimità di Luzzara, dove è nato e al Po, ispiratore di un famoso viaggetto dalla sorgente alla foce, presentato qui per la prima volta. Diario di cinema e di vita (sottotitolo Teatro) fu pubblicato su vari giornali a partire dal 1940. "Bis" ospitò il Diario dal 13 febbraio 1940 al 6 luglio 1948; "Cinema Nuovo" dal 1° febbraio 1953 al novembre-dicembre 1962; "Rinascita" dal 9 giugno 1962 al 3 gennaio 1969 (l'ultimo pezzo di Straparole è del gennaio 1967). Se sugli altri due fogli il Diario esce saltuariamente, su "Cinema Nuovo" diretto da G. Aristarco, invece, diventa dal 1953 una rubrica fissa. In Straparole il Diario compare incompleto; in versione integrale uscirà solo nel 1979 a cura di V. Fortichiari (Bompiani) e nel 1991 sarà ripubblicato da Mursia, con l'aggiunta delle parti uscite successivamente.
"Toni", nel volume "Ligabue"
Parma, F. M. Ricci, 1967

Il poemetto Toni Ligabue è una monografia del pittore gualtierese, pubblicata dall'editore Franco Maria Ricci in 1500 esemplari numerati, con un'introduzione critica di Mario De Micheli, la prefazione di Marino Mazzacurati e una nota biografica di Marzio Dall'Acqua. Il poemetto di Zavattini è poi stato ripubblicato nel 1974 da Scheiwiller nella collana "All'insegna del pesce d'oro". Nel 1977 ne fu tratto uno sceneggiato televisivo interpretato da Flavio Bucci, con la regia di Salvatore Nocita. E' stato ripubblicato nei "Tascabili Bompiani" nel 1984, con la prefazione di Giovanni Raboni e una nota bio-bibliografica di Aldo Bernardini.
Saturno contro la terra, in: Almanacco di Linus 1969
a cura di Zavattini Cesare, Pedrocchi Federico, Scolari Giovanni , Milano, Milano Libri, 1968

Prima ancora di diventare il vero e proprio deus ex machina del cinema neorealista italiano, Za scrisse tra le altre anche la sceneggiatura di Saturno contro la Terra, un classico del fumetto italiano degli anni trenta. L'Almanacco di Linus lo ripubblicò nel 1968. La striscia a fumetti era apparsa per la prima volta in un giornaletto di Walt Disney, lo speciale I tre porcellini del 31 dicembre 1936. Il fumetto fu la prima serie italiana a essere pubblicata negli Stati Uniti, nella testata Future Comics, (1940). ini.
Ladri di biciclette in "L’Avant-Scene Cinema", Paris, n. 76, dicembre 1967
London-New York, Lorrimber Publ. Ltd. - ed. inglese e americana, 1968
Miracolo a Milano
New York, The Orion Press, 1968 . - ed. inglese e americana, 1968
NON LIBRO più disco
Milano, Bompiani, 1970

Nel Non libro più disco Zavattini fa esplodere un discorso represso, in cui la passione civile si innesta su quella letteraria, con un'aggressività che rende inconfondibile ogni pagina. Ma non basta: il discorso diviene anche segno ed è costretto ad uscire dalla pagina per farsi suono (di qui il disco). Quest'opera, come dirà Zavattini "gli era costata un anno di lavoro". Con essa Za riprendeva "il discorso iniziato 40 anni prima con Ipocrita 1943". In una lettera del 27 aprile 1975 Zavattini ricorda che l'ultimo tocco al Non libro lo diede assieme a Gaetano Afeltra, che lo aiutò a versare l'inchiostro sulla pagina. Il libro nasceva accompagnato da un disco, che faceva parte integrante dell'opera. In esso Zavattini legge un lungo brano del testo e poi si abbandona ad un insistito ululato di protesta. In questa operazione, spiegava Zavattini, "si doveva sentire proprio l'affanno, la mancanza di respiro della scrittura" e della letteratura tradizionale in genere.
Sul ponte, in Racconti italiani 1973
Milano, Selezione dal Reader's Digest, 1972

Questo breve racconto zavattiniano è pubblicato in un volume collettaneo assieme a scrittori come Saverio Strati, Anna Banti, Flora Volpini, Libero De Libero... 
Stricarm' in d'na parola
Milano, Scheiwiller, 1973

E' una raccolta di poesie sulle quali Za aveva lavorato a lungo, scrivendone e riscrivendone i testi: alcuni abbozzi e varianti si possono trovare nel libro A vrés, a cura di G. Negri (Suzzara, Bottazzi ed., 1986). Le poesie sono tutte in dialetto, quello della sua Luzzara, che è poi il dialetto della Bassa Reggiana, lo stesso che ha, secondo Franco Brevini, evidenti analogie con i limitrofi "dialetti del Po" delle province di Mantova, Modena, Parma, Piacenza. Quindici delle poesie contenute in Stricarm furono musicate da Giancarlo Nalin. Il disco, dal titolo La Basa, edito dalle Edizioni Ariston nel '75, fu presentato al Convegno di Asiago. Le stesse poesie sono state ripubblicate in varie occasioni.
Zavattini 1928 (Corsivi per la «Gazzetta di Parma» 1926/1928), Proposta di lettura del Collettivo di studio I.T.C.
a cura di Giovanni Negri, Suzzara, Gruppo cooperazione editoriale, 1973

Raccolta di articoli di Cesare Zavattini pubblicati sulla "Gazzetta di Parma" nel 1928. Oltre ad essi nel volumetto (di 53 pagine), c' è anche il primo scritto in assoluto di Cesare Zavattini. Risale al 1926, quando Za era un giovanissimo istitutore al Collegio "Maria Luigia" di Parma
Opere (1931-1973)
a cura di Renato Barilli, Milano, Bompiani, 1974
Si tratta del primo volume zavattiniano delle "Opere dal 1931 al '73, cui faranno seguito nel 1991 l'altro volume "Opere 1931-1986, con l'introduzione di Luigi Malerba, a cura di Silvana Cirillo, e la ristampa di quest'ultimo nel 2001, nella collana in brossura dei Classici Bompiani.
Le voglie letterarie. [Quattro tavole fuori testo]
Bologna, Massimiliano Boni Editore, 1974
Raccolta completa - in 21 'pezzi' - tratti dalla rubrica omonima pubblicata sulla rivista «Primato», dal novembre 1941 al settembre 1942. Il libro è la storia (ed è anche storia interiore) dei molti incontri che Za ebbe con gli scrittori all’epoca del suo primo impegno letterario: da Cardarelli a Montale, da Barilli a Bertolucci, da Pirandello a Ugo Betti, Da Bacchelli a Fabio Tombari, da Guido da Verona a Bontempelli, ad Aniante, a Soldati.  
Un paese - e una fotografia inedita di Paul Strand
Milano, All'insegna del pesce d'oro,1974
E' la ristampa nella collana "Narratori" del solo testo di "Un paese edito a Torino da Einaudi nel '55.
Toni Ligabue
Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1974

Riedito per la collana "Acquario" dalla casa editrice scheiwilleriana 
Otto canzonette sporche
Roma, Il Poliedro, 1975

Sono otto i componimenti poetici, presentati da Alfonso Gatto, pubblicati in questo volumetto dedicato a Raffaele Carrieri per i suoi settant'anni (Roma, 17 febbraio 1975). Inneggianti a un disperato erotismo, queste poesie sono il simbolo di una capricciosa senilità ed insieme sono il timore per una vitalità che si sta affievolendo e che, per Za, quando la si ritrova, è fonte di gioia immensa perchè colta a dispetto della rassegnazione e della morte.
Al macero (Antologia di giornalismo narrativo e radiofonico, 1927/1940),
a cura di Gustavo Marchesi e Giovanni Negri, Torino, Einaudi, 1976

Il volume raccoglie racconti, novelle, conversazioni radiofoniche, lettere e altro: tutto materiale uscito su vari giornali per lo più tra il 1927 e il 1940, che Zavattini considerava di scarto e aveva destinato, per l'appunto, al "macero". I raccontini uscirono su "Gazzetta di Parma", "Secolo XX", "Il Secolo illustrato", "Il Caffè", "L'illustrazione del medico", "Tempo". Le novelle furono pubblicate tra il 1930 e il '33 su "Novella", dove Za assumeva lo pseudonimo di Antonio Dentara e Cesare Alfieri e tra il 1930 e il '31 su "Il Secolo illustrato", spesso con lo pseudonimo di C.Z.Hawatty. Le conversazioni furono tenute all'EIAR di Milano dal '31 al '35. Perchè siamo vivi è invece del '45. Cinquanta righe circa comparve come rubrica fissa sulla rivista umoristica "Marc'Aurelio" dal 1936 al '40. Le lettere uscirono nel 1938-39 su "Settebello", settimanale umoristico fondato e diretto da Zavattini e Achille Campanile, mentre il Diario di un timido era una rubrica che Za alternava alle lettere. Alcuni dei pezzetti qui raccolti sono serviti da base per raccontini rielaborati in altri testi, da Parliamo tanto di me a Totò il buono.
La notte che ho dato uno schiaffo a Mussolini
Milano, Bompiani, 1976

Il libro, definito da Za "il vero e proprio seguito" del Non libro, uscì nel 1976. Il primo titolo pensato dall’autore era La notte che ho dato uno schiaffo a Mussolini e dopo piansi; fu mutato e ridotto perché non si pensasse "ad un pentimento politico". Esso, assieme a Lettera da Cuba e Non libro più disco, costituisce, per definizione di Za, "il drammetto politico di Zavattini". E’ stato ripubblicato nei "Tascabili Bompiani" nel 1984, con introduzione di Giancarlo Vigorelli e una nota di Carlo Bo (già pubblicata in: "Corriere della Sera", 19 dic. 1976). 
Un Paese vent’anni dopo
(testo di Cesare Zavattini, fotografie di Gianni Berengo Gardin), Torino, Einaudi, 1976

Il libro si riallaccia a Un paese che Einaudi pubblicò nel 1955. A distanza di vent'anni, mutato il fotografo - non più l'americano Paul Strand ma un grande italiano, Gianni Berengo Gardin - il tema è ripetuto. Ed è ancora una volta un capolavoro. Nell'introduzione Za scriveva: "Questo libro rappresenta per me il primo tentativo di dar corpo a un più vasto progetto inseguito da tempo: realizzare una immagine fotografica, il censimento di un paese nella sua interezza (strade, case, abitanti, oggetti, ecc.) - un documento illustrato della nostra epoca che rimanga ed abbia un valore nel futuro".
Gli orologi (con illustrazioni di Romolo Bosi)
Teramo, Lisciani e Zampetti Editori, 1978

Piccola storia sugli orologi, metafora del tempo. Il libro che ha avuto una ristampa nel 1993 sempre a Teramo da Lisciani & Giunti Editori, è pubblicato in una collana per ragazzi.
Kino italii: tri scenarija (sceneggiatura de Il tetto)
Moskva, Ed. Progress, 1978
Neorealismo ecc. (1940/1978) (Articoli, interventi, interviste, saggi pubblicati o inediti)
a cura di Mino Argentieri, Milano, Bompiani, 1979

Sono organicamente raccolti in questo volume, gli articoli, gli interventi, le interviste e i saggi più importanti, usciti dagli anni Quaranta fino alle soglie degli Ottanta sul Neorealismo. Considerazioni e annotazioni problematiche su questa corrente cinematografica che, ancor oggi, costituiscono uno dei pilastri teorici del cinema italiano.
Diario cinematografico (1940/1976) (Dai periodici: «Bis», «Cinema», «Cinema nuovo», «Rinascita»; dal quotidiano «Paese sera»; da Diario di cinema e di vita in Straparole)
a cura di Valentina Fortichiari , Milano, Bompiani, 1979

In questo Diario cinematografico sono raccolte pagine scritte da Zavattini tra il 1940 e il 1976 e pubblicate su varie riviste, in particolare "Bis", "Cinema nuovo" e "Rinascita", in tempi diversi. Ovviamente, nella massa di prosa diaristica - un genere che mette in particolare risalto la genialità di Zavattini - si sono qui privilegiate le pagine dove sfilano personaggi, dove si ricordano episodi o sbocciano polemiche che fanno rivivere quarant'anni di storia privata del cinema italiano.
Basta coi soggetti! (25 soggetti non realizzati, 1947/1972)
a cura di Roberta Mazzoni, Milano, Bompiani, 1979

Basta coi soggetti! è una raccolta selettiva compiuta con intenti liberatori tra le montagne di progetti cinematografici abbozzati, manipolati, elaborati e mai realizzati da Zavattini; soggetti che compaiono negli archivi zavattiniani in molteplici versioni. Sono venticinque i progetti pubblicati in questo volume. Tra questi si segnalano il famoso Diamo a tutti un cavallo a dondolo, che aprirà a Zavattini la strada per lo straordinario connubio cinematografico con De Sica, di Tu, Maggiorani che narra la storia del protagonista, un operaio delle Officine Breda, di Ladri di biciclette e una versione de La veritàaaaa.
Basta coi soggetti! (25 soggetti non realizzati, 1947/1972)
a cura di Roberta Mazzoni, Milano, Bompiani, 1979

Basta coi soggetti! è una raccolta selettiva compiuta con intenti liberatori tra le montagne di progetti cinematografici abbozzati, manipolati, elaborati e mai realizzati da Zavattini; soggetti che compaiono negli archivi zavattiniani in molteplici versioni. Sono venticinque i progetti pubblicati in questo volume. Tra questi si segnalano il famoso Diamo a tutti un cavallo a dondolo, che aprirà a Zavattini la strada per lo straordinario connubio cinematografico con De Sica, di Tu, Maggiorani che narra la storia del protagonista, un operaio delle Officine Breda, di Ladri di biciclette e una versione de La veritàaaaa.
IL FILM [LA VERITA’AAA] in: La veritàaaa, pp. 95-195
a cura di Maurizio Grande, Milano, Bompiani, 1983

Tradotto in film per la TV, il soggetto cinematografico de "La Veritàaaa" vide per la prima volta Za, già ultraottantenne, nelle vesti di interprete e di regista. Il testo, pubblicato in questo agile volumetto, emendato da migliaia e migliaia di pagine che ne costituivano la stesura originaria, rappresenta il culmine, la "summa", dell’intera opera zavattiniana. "La veritàaaa" può essere considerata infatti una delle ossessioni o meglio l’anelito dominante dell’approccio artistico (letterario, cinematografico, teatrale, pittorico) di Cesare Zavattini. L’approdo cui l'artista luzzarese giunge in quest’opera, costituirà uno dei risultati più cospicui della cultura del Novecento. Esso certificherà un fallimento: "La verità non esiste, esiste solo la volontà di cercarla". 
La Veritàaaa
a cura di Maurizio Grande, Milano, Bompiani, 1983

Si tratta del soggetto originale e della sceneggiatura dedotta dal montaggio. Con "La veritàaaa", il primo film interamente zavattiniano, l'autore - scrive Maurizio Grande nell'Introduzione - "conclude un progetto pensato ed elaborato nell'arco di più di un decennio e, al tempo stesso, porta a compimento un curriculum vitae nel quale concezioni estetiche e prassi dei rapporti umani e civili si fondono con una poetica dell'esistenza sentita e vissuta come rapporto dialettico con la realtà". Questo volume, oltre a presentare un'esauriente Introduzione e la trascrizione completa del film, comprende alcuni materiali di lavoro, ossia due tra le numerose versioni del soggetto, una nota dell'autore e un'ampia bio-bibliografia.
Miracolo a Milano
a cura di Angela Prudenzi, in: «Bianco e Nero» n. 2, aprile-giugno 1983, Roma, Gremese Editore, 1983

In questo numero monografico di "Cinema nuovo" dedicato a Zavattini, Angela Prudenzi trascrive, non senza problemi - data l'estrema complessità delle sequenze, il gran numero dei personaggi e, non ultimo, l'uso del dialetto milanese, spesso incomprensibile -, la sceneggiatura di Miracolo a Milano . La tecnica adottata dalla Prudenzi, è stata quella della "moviola", che le ha creato indubbi problemi di trascrizione, consentendo, per contro, di realizzare uno studio di grandissimo interesse su uno dei capolavori del Neorealismo.
Poesie
Nota di Pier Paolo Pasolini. Introduzione di Maurizio Cucchi. Appendice di Giovanni Negri, Milano, Bompiani, 1985

E' una nuova edizione di Stricarm' in d'na parola/Stringermi in una parola del 1973. La presente edizione, che a differenza dell'altra s'inserisce nel programma "tutto Zavattini nei Tascabili Bompiani", è però arricchita da una Nota al testo con inediti di Giovanni Negri e da un'antologia della critica, ampia e puntuale e, soprattutto da una nota (tit.: Stricarm' in d'na parola) di Pier Paolo Pasolini
Gli Altri. [Interventi, occasioni, incontri]
a cura di Pier Luigi Raffaelli, Milano, Bompiani, 1986

E' un testo-collage di novantanove pezzi, scelti tra circa 300. I testi sono tutti datati e "non nati spontaneamente dalla creatività dell'autore ma richiestigli in circostanze varie": interventi, prefazioni, ricordi, incontri, raccolti tra il 1946 e il 1984. Il volume, che quando uscì nel 1986 venne paragonato al Diario in pubblico di Elio Vittorini, si compone dunque di brevi testi scelti da suoi interventi sulla realtà e particolarmente sulla pittura, sul cinema, sulla memoria di fatti storici, su personaggi celebri e meno celebri, nei quali Za opera con l'inusitata forza di un "militante" della vita e della cultura. E' una strordinaria raccolta di luminosi e folgoranti incontri col pensiero zavattiniano, un album prezioso di oltre trent'anni di vita italiana. 
A vrés (1944/1966)
a cura di Giovanni Negri, Suzzara, Bottazzi, 1986

Il volume, che reca il sottotitolo In lingua e in dialetto 1944-1973 e si conclude con un'Appendice (Il lettore nella poesia di Zavattini), si divide in due parti, una [tit.: Vorrei (1944-1966)] con i testi in italiano ed una [Tit.: A vrés (1970-1973)] con testi prevalentemente in dialetto. La sezione in lingua è databile dal 1944 al 1958-'60, al 1965-'66. La sezione in dialetto, riprende parti abbandonate nelle cartelle che hanno portato alla stampa di Stricarm' in d'na parola e Poesie.
Zavattini mago e tecnico
(conversazione di Z. con Giacomo Gambetti 1965/1986), Roma, ERI, 1986

Il volume è opera di un critico cinematografico - Giacomo Gambetti - il quale, avendo frequentato assiduamente Zavattini ne ha tratto una biografia umana e storico-critica di alto rilievo. Il libro rappresenta pertanto un affresco della vita e dell'attività del grande artista luzzarese. Esso è arricchito da innumerevoli conversazioni col medesimo, dal resoconto della sua vastissima produzione nella quale, accanto ai film, non mancano letteratura e poesia, pittura e teatro, e testi inediti o rari.
Una, cento, mille lettere (1929/1983)
a cura di Silvana Cirillo, Milano, Bompiani, 1988

Una, cento, mille lettere è una preziosa mappa di navigazione nell'oceano zavattiniano, una scelta (circa trecento le lettere selezionate) tra le decine di migliaia conservate nell'Archivio Cesare Zavattini della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. Attraverso la corrispondenza a Bertolucci, Bernari, Falqui, De Sica, Bompiani ... si possono ricostruire gli anni in cui Zavattini "nasceva" al mondo letterario, quelli dell'intensissima attività editoriale, quelli più fecondi del neorealismo, quelli attivissimi e vivaci dagli anni '60 alla fine degli '80. L'opera costituisce un documento di straordinaria intensità culturale.
Cronache da Hollywood (Raccolta antologica dalla rubrica «Cronaca di Hollywood» e simili: da «Cinema Illustrazione» 1930/1933)
a cura di Giovanni Negri, Roma, Lucarini Editore, 1991

L'opera comprende una larga scelta degli scritti che, con vari pseudonimi, Cesare Zavattini andò pubblicando tra il 1930 e il 1934 in "Cinema Illustrazione", il periodico milanese di Angelo Rizzoli diretto da Angelo Marotta. Nell'Italia provinciale di quegli anni, attratta dal fascino del divismo hollywoodiano, Zavattini si immagina corrispondente dalla capitale del cinema. Scriverà: "Inventavo tutto, dall'a alla zeta, sposalizi di attori già sposati, incendi, furti, divorzi, liti, tutto inventato". Il fenomeno del divismo è perfettamente colto dall'umorismo zavattiniano che, acutamente e intelligentemente, ridicolizza gli aspetti più caduchi del mito hollywoodiano, rivelando quelle doti di moralista e polemista che si esprimeranno compiutamente più avanti, nei suoi racconti e nei suoi film.
Opere (1931-1986)
a cura di Silvana Cirillo, Milano, Bompiani, 1991

Questa bella edizione Bompiani delle Opere si apre con una introduzione di Luigi Malerba. Il volume propone i testi seguenti: Parliamo tanto di me, I poveri sono matti, Io sono il diavolo, Totò il buono, Ipocrita 1943, Come nasce un soggetto cinematografico, Straparole, Toni Ligabue, Non libro, Stricarm' in d'na parola, Le voglie letterarie, Al macero 1927-1940, La notte che ho dato uno schiaffo a Mussolini, La veritàaa, Gli altri. La curatrice, Silvana Cirillo, ha poi completato il volume, che conta quasi duemila pagine, con un interessante apparato critico: la Cronologia della vita di Za, una puntigliosa Nota ai testi, un saggio sulla sua Fortuna critica ed una Bibliografia.
Cinco historias de Espana y Festival de Cine / Cesare Zavattini, Luis Garcia Berlanga, R. Munoz Suay
Valencia, Ediciones Filmoteca, 1992

Sono cinque soggetti cinematografici che attestano la collaborazione di Cesare Zavattini con la cinematografia spagnola, quella stessa che negli anni Cinquanta doveva fronteggiare una situazione culturale repressiva. I soggetti qui pubblicati sono El pastor, Emigrantes, La capea, Soldado y criada, Las hurdes. Interessante l'appendice fotografica intitolata Fotos del viaje por Espana, 1954, che presenta le immagini fotografiche delle tappe di un suo viaggio in Spagna compiuto nell'agosto del '54.
Le bugie [con ilustrazioni di Rosalba Catamo]
Petriccione (Teramo), Lisciani & Giunti Editori, 1992

Presa dal volume Al macero del 1976, quest'operetta illustrata dalla Catamo e rielaborata dall'autore (ad es.: il professor Stanin diventa qui Stanini) è pubblicata, come l'altro volumetto Gli orologi, da Lisciani & Giunti Editori nella collana per i ragazzi "C'era non c'era".
Totò il buono (soggetto del 1940, firmato con Antonio De Curtis), in: Totò il buono [pp. XVII-XXVII]
Milano, Bompiani, 1994

Quest'edizione, illustrata da Mino Maccari, contiene anche il soggetto cinematografico originario di Totò il buono, pubblicato nel 1940 sulla rivista "cinema", firmato da Za e da Antonio De Curtis (Totò) ed una lettera dello stesso Totò a Zavattini. Com'è noto quel soggetto, riscritto da Za, si tradurrà nel capolavoro della cinematografia neorealista Miracolo a Milano.
Sciuscià (soggetto e sceneggiatura in coll.)
a cura di Lino Micciché, Philip Morris-Progetto Cinema, Torino, Lindau, 1994

Due poveri lustrascarpe, bambini abbandonati in una strada a cercare di guadagnarsi qualche lira, per essersi lasciati coinvolgere in un furto finiscono in riformatorio. Qui entrano a contatto con una drammatica realtà, fatta di soprusi e violenze. Nel tentativo di fuggire uno dei due ragazzi muore. Il volume curato da Lino Miccichè mette in risalto il ruolo di De Sica nella regia di un film che costituisce uno dei capolavori della tetralogia neorealista nella quale il binomio Zavattini-De Sica, esprime tutte le sue straordinarie potenzialità.
UMBERTO D. in Umberto D., Op. cit.
Roma, Editoriale Pantheon, 1995
Cinquant’anni e più... Carteggio Bompiani-Zavattini (1933/1989)
a cura di Valentina Fortichiari, Milano, Bompiani, 1995

Sono qui raccolte le lettere più interessanti che si scambiarono tra il 1933 e il 1989, Za e Bompiani, fondatore quest'ultimo, nel 1929, dell'omonima casa editrice. Non si trovano in questo libro soltanto le lettere personali. Vi sono anche bigliettini privati, telegrammi, "circolari" di lavoro, "piani" ragionati ed entusiasti in cui si riversa un torrente di iniziative. Il volume costituisce la testimonianza del rapporto di amicizia tra due personaggi che, da soli, rappresentano molta parte della cultura italiana del Novecento.
Umberto D. - Un salvataggio (soggetto e sceneggiatura originali 1952), testimonianze e contributi
a cura di Manuel De Sica, Roma, Editoriale Pantheon, 1995
Il cappotto (soggetto e sceneggiatura in coll.)
a cura di Lino Micciché, -Progetto Cinema, Roma-Torino, Roma] : Associazione Philip Morris Associazione Philip Morris-Progetto cinema ; Museo nazionale del cinema : Lindau, 1995

In quest'opera sono raccolti il soggetto e la sceneggiatura del film di Alberto Lattuada Il cappotto. Lattuada venne affiancato nella sceneggiatura da Cesare Zavattini. Il racconto di Gogol viene qui ambientato in Lombardia. Il protagonista, piccolo impiegato di provincia ha un unico sogno: un cappotto nuovo. Quando lo ottiene gli viene rubato in una gelida notte di neve e muore di polmonite. Il volume contiene tra l'altro Il racconto del film. Fotostoria e découpage a cura di David Bruni, vari saggi d'analisi e interpretazione e note sulla documentazione dedotta dall'Archivio Cesare Zavattini della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia.
Bibliografia 1996-oggi